“Sono fuori dal tempo i fatti umani scissi passato e futuro, mai consecutivi fuori del tempo si snodano…”.

Un approccio critico inteso nel suo etimo di scelta appare, per certi versi, limitato e inadeguato quando si confronta con un’artista poliedrica come Kiki Franceschi. La pittrice è infatti, artista visuale, poetessa, performer e drammaturga. Ha una creatività non riconducibile alle comode e consuete classificazioni che caratterizzano spesso il bisogno di ordine della critica e della storia dell’arte.

“Il mondo non è stato creato una volta, ha scritto Marcel Proust, ma tutte le volte che è sopravvenuto un artista originale”. Kiki Franceschi è davvero originale o, forse, per dirla con De Chirico originaria. L’artista scava, infatti, nella sua creatività, decompone i linguaggi e crea un alfabeto personale che articola in discorsi diversi ma volutamente non legati a un processo cronologicamente percorribile. Per Kiki Franceschi il tempo non è il proustiano “tempo ritrovato”
ma è un tempo stratificato. Le opere in mostra che hanno indicazioni relative alla data di creazione, dagli anni 80 del Novecento al 2021, costruiscono un’esposizione che è un continuum temporale, quasi una sorta di percorso circolare. Per l’artista aderire al passato non è nostalgia ma nasce da una
profonda condivisione che annulla la cronologia. “Nel tempo fuori dal tempo” è il titolo e, forse, l’indicazione di lettura di questa esposizione che presenta opere di diversa natura e fattura: collage
su carta e su tela, pittura a olio su cartone, pittura acrilica, libri d’artista, sculture. Kiki Franceschi usa spesso la tecnica del collage su carta, su tela e su materiali e supporti eterogenei, evidenziando
un forte “sentimento” del tempo in cui passato, presente e futuro sono categorie che si annullano nel gioco degli elementi plastici, quali fotografie d’epoca, calligrafie, brandelli di carta dipinta, che
caratterizzano le sue opere.

Particolarmente intrigante appare l’uso che l’artista fa del plexiglas su carta e su tela dove la trasparenza lascia intravedere altri mondi, suggerisce visioni che sono al di qua e al di là dell’immagine.

Come ha affermato Kiki Franceschi “la profondità non è la terza dimensione, essa
sta nel luogo ideale dove tutto è contemporaneo e l’immagine racchiusa nel plexiglass non è mai definita e rimanda ad altro” . L’uso del plexiglas regala, infatti, nuove emozioni e nuove visioni.

Suggerisce un sentimento di tempo sospeso che si coglie particolarmente in molte delle sue opere.

In particolare in “Omaggio a Garcia Lorca”, in “Omaggio a Rimbaud” e in ”Omaggio a Pessoa”, dove le tessere dipinte assumono attraverso la luce filtrata, l’illusione di movimento e di vita che
sfugge a un’idea statica di monumentum e di memoria storica. Sono opere significative anche perché evocano tre poeti amati dalla Franceschi, e ne rivelano la cultura letteraria e la sensibilità.

In particolare ci pare particolarmente pregnante l’omaggio a Pessoa che ci suggerisce, forse, un’assonanza tra l’autore del “libro delle inquietudini”, diario esistenziale dello scrittore portoghese,
e Kiki Franceschi autrice della non autobiografia “Tous les rêves du monde”. Un libro denso di emozioni e riflessioni, un racconto di cinquanta anni tra storia cultura e società, che è uno straordinario viatico per avvicinarsi alla complessa e fertile creatività dell’artista.
Kiki Franceschi offre in questa mostra una scelta delle sue opere che ci inducono a una visione non di superficie. Una volta superato l’approccio meramente estetico, in cui si ammira la qualità formale, si deve provare a entrare nelle sue creazioni per cogliere il senso di questi straordinari
“mosaici” che rimandano ad altro: tracce della sua sensibilità, della sua vita, della sua cultura. I titoli sono suggestivi e significanti, da “La commedia non divina”, a “Attesa”, da “Come passano i
tempi”, a “La vie va trop vite”, da “Oltre il cancello” a “Fuori del tempo, da “la fenice”a “Peter Pan nei giardini di Kensington”, e invitano a leggere ogni opera nella sua evidenza e complessità.
In questa mostra si coglie, almeno in parte, il segno del talento e della sensibilità di Kiki Franceschi.

Ogni opera è, forse, solo un frammento, la traccia di una creatività che continuamente si rinnova e intraprende nuovi itinerari. E’ forse impossibile un approccio critico che pretenda di comprendere in
modo esaustivo la creatività di quest’artista. Nel mentre tentiamo di penetrare queste opere, l’eco dei suoi scritti e delle sue poesie sembra articolarsi in immagini che raccontano senza parole storie
affascinanti. E’ necessario leggere la mostra “Nel tempo fuori del tempo” con attenzione e lasciarsi
trasportare dalle narrazioni e suggestioni che Kiki Franceschi, una delle personalità più significative
e intriganti della nostra contemporaneità artistica e letteraria, ci dona e continua a donarci.

Alessandro Lazzeri